I miei libri


Benvenuti!


I miei libri


Il loro colore è il colore semplice e vivace dei fiori di campo,
il loro odore è quello che mi inebria l'anima,
il loro sapore è quello di un cibo sano che non sazia,
il rumore delle loro pagine è quello della mia curiosità,
di tutti quei libri che vorrei leggere, di tante cose che ancora non so.
Mentre leggo mi ascoltano..li ascolto,
mi parlano, sanno le parole che vorrei ascoltare,
ciò che mi piace e ciò che mi fa arrabbiare,
sono gli unici che sanno tutto di me,
e lo sanno perché ti fregano con una parola, una frase, un odore, un luogo.
Conoscono i miei pensieri, i miei desideri, le mie emozioni, le mie paure.
Sono amici fedeli perché non raccontano quello che sanno,
quando tutti vanno via, loro rimangono lì,
mi strizzzano un occhio ..e so già che non sono più sola.

domenica 23 gennaio 2011

"Montedidio" Erri De Luca


Un romanzo che spiazza, profondo, acuto, essenziale..sarò breve, ho paura di sciuparne l’incanto.

La storia ci viene raccontata dal protagonista, un ragazzino tredicenne cresciuto troppo in fretta, e in fretta conosce il lavoro, il dolore, l’ammore quello con due “emme”.
Lavora da Mast’Errico, un falegname che ospita nella propria bottega anche un calzolaio ebreo dai capelli rossi e gli occhi verdi, più verdi delle pietruzze di zolfo che si trovano alla solfatara di Pozzuoli, “ Di più, [..], tengono la luce delle lacrime, lo zolfo no”. Lo chiamano Don Rafaniello, personaggio singolare con il quale il ragazzo avrà un rapporto speciale.
Il tutto raccontato con la semplicità e l’innocenza degli occhi di un adolescente, sotto la giacca porta un “Bumeràn”, un pezzo di legno che gli dà calore, è vivo, ne sente le vibrazioni, i battiti, rappresenta la speranza, la forza dei suoi muscoli in crescita, la spinta ad andare avanti.
Si allena tutti i giorni per lanciarlo forte, dal punto più alto di Montedidio , un quartiere di Napoli, il posto migliore per lanciarlo è dove si stende il bucato, su ai lavotoi, è quello il punto più alto di Montedidio, dove l’aria è fresca e sa di scaglie di sapone.
Il linguaggio è scorrevole, poetico, delicato e potente, si insinua nei rivoli più profondi, e diventa un fiume in piena, non puoi fermarlo, a tratti ti porta il freddo, un freddo pungente, a tratti una dolcezza infinita, una felicità povera e un tepore che vorresti non ti abbandonasse.
Sì, io la chiamo una felicità “povera”, vera, la sola che vuoi, quella che all’improvviso ti viene a mancare per l’assenza della persona più dolce della casa.
La casa è vuota, la cucina è zitta e ..”macino un po’ di caffè per babbo, per fare un mio rumore”, per coprire un silenzio che è un dolore, che neanche i botti di fine anno, gli schiamazzi dei bambini, e il chiasso di un dialetto passionale come il napoletano, riescono a mettere in fuga.
Su qualche frase ti fermi, pensi un po’..poi ricominci..la musica ti rapisce..ti riprendi la magia!
Fatevi questo regalo!
Buona lettura!