I miei libri


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I miei libri


Il loro colore è il colore semplice e vivace dei fiori di campo,
il loro odore è quello che mi inebria l'anima,
il loro sapore è quello di un cibo sano che non sazia,
il rumore delle loro pagine è quello della mia curiosità,
di tutti quei libri che vorrei leggere, di tante cose che ancora non so.
Mentre leggo mi ascoltano..li ascolto,
mi parlano, sanno le parole che vorrei ascoltare,
ciò che mi piace e ciò che mi fa arrabbiare,
sono gli unici che sanno tutto di me,
e lo sanno perché ti fregano con una parola, una frase, un odore, un luogo.
Conoscono i miei pensieri, i miei desideri, le mie emozioni, le mie paure.
Sono amici fedeli perché non raccontano quello che sanno,
quando tutti vanno via, loro rimangono lì,
mi strizzzano un occhio ..e so già che non sono più sola.

giovedì 7 giugno 2012

“La recita di Bolzano “ di Sándor Márai

È il personaggio di Giacomo Casanova, magistralmente plasmato e anche imbruttito, a dare a Márai gli strumenti per entrare nel mare burrascoso dell’animo umano ed indagarne le diverse condizioni. Un Casanova strambo, goffo, quasi grottesco che dopo la fuga dal carcere dei Piombi di Venezia fa tappa a Bolzano per alcuni giorni, la stessa città in cui vive Francesca, il suo (forse) unico amore , ora moglie del Conte di Parma. Ma chi è l’ospite che una sera viene a fargli visita alla Locanda del Cerco dove lui alloggia? Chi ha già letto qualcos’altro di Márai conoscerà anche la potenza dei suoi straordinari monologhi, la sua bravura nello stabilire con il lettore quella tensione narrativa che ci induce ad andare avanti nella lettura, con la curiosità e la fretta di scoprire un qualcosa, un qualcosa che muta, qualcosa che cambia in continuazione, come le situazioni a cui assiste il lettore. Le parole di Márai così incisive e appuntite, anche se a tratti ripetitive, sanno dove andare a colpire, e in quest’opera ci tengono incollati alla poltrona di un teatro per assistere alla rappresentazione dell’Uomo, del sé, dietro la sua maschera. I personaggi , apparentemente “tranquilli” irrompono sulla scena, e piano piano l’autore comincia a scavare fino a toccare i meandri più oscuri e segreti dell’animo, personaggi sempre in “movimento” alla ricerca di un qualcosa mai pienamente definito. Da una parte l’egoismo più cieco, dall’altra l’amore fino all’annullamento del proprio sé, la solitudine, il tema del passato, il ritorno. Aleggia sempre nei testi di Márai un qualcosa di incompiuto, di sospeso, portato in alcuni passi del libro quasi ad una resa dei conti, ma che alla fine non riesce mai a compiersi, come la chiusa dei suoi libri che rimane sempre aperta in attesa di un qualcos’altro. Mi sono chiesta il perché di tutto questo, il significato, e alla fine l’ho (quasi) trovato mutuandolo da una frase di questo libro: Forse “perché se si aspetta qualcosa vuol dire che si è vivi”.

4 commenti:

  1. Come al solito le tue recensioni cara Assunta sono splendide!
    E che dire della citazione finale della medesima? Bellissima :-)
    Con te scopri sempre nuovi autori....che gioia....grazie grazie :-)

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    1. Grazie a te Aurora..non è indimenticabile ma è un buon libro..per adesso ritengo sia "Le braci" il migliore di Márai :-)

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  2. Cavolo! Non avevo associato l'autore! Come ben sai, ho letto "le braci" e sai altresì che mi e' strapiaciuto! Quindi mi tenta ancora di più :-)

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  3. È un libro che merita Aurora anche se come ti ho detto per adesso preferisco "Le braci" :-)

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